Il Paese Banale
di Lobo Suelto!
(Traducción y agradecimiento a Maura Brighentti
É cosí banale la scena che inizia
a dispiegarsi da non acettare nemmeno di tollerare il maledetto fatto compiuto.
Da vergogna tanta stupidità, nostra e degli altri. Non si tratta di attribuire
colpe, ma di trovare i modi di combatterla. La stupidità non è un fenomeno
personale, ma un fenomeno delle società di mercato, che coinvolge tutti. È
questa l’impotenza che sentiamo oggi. Stupidità neoliberale. Che dimostra, tra
le altre cose, che questi anni non hanno potuto superare il neoliberalismo, ma
lo hanno alimentato, forse in un modo eterodosso. E per questo che non è più
sufficiente mirare ai modi di vita, come se lì in basso ci fosse una verità
inacessibile dai piani alti. E neppure alla militanza. No. Già non ci sono
astuti. Dire che il sistema politico nel suo insieme si è blindato in una
svolta impudica e monolitica a destra è un’ovvietà. È sufficiente guardare le
facce dei candidati per convincersi. Soprattutto quella del presidente ora
eletto. È questo che ci lasciano gli ultimi dodici o quindici anni? Già non ne
possiamo più di analisi intelligenti che non spostano niente! Quando diciamo
“destra” siamo costretti a precisare: un tipo di insensibilità che affida le
questioni dei legami sociali a nozioni come “impresa”, “fede” o “polizia”. Sta
qui oggi il paese. Anche se sicuramente non tutto. Però come facciamo perchè
questo Non-Tutto esista? In prinicpio, pensiamo, trovando i modi di resistere.
Anche se immediatamente ci tocca chiarire che quando diciamo “resistenza” non ci
riferiamo alla mitologia con cui sognano di tanto in tanto le militanze
kirchneriste. Siamo saturi di questo pseudo-eroismo retorico inbevuto di
impotenza. Ci riferiamo piuttosto alle resistenze concrete nel quadro generale
della convalida estrema dei più pericolosi (più volgari) impulsi collettivi.
Questa destra ultra-banale (e per questo ultra-pericolosa) è in grado, almeno,
di concepire la idea di una tregua (nozione que rasenta l’essenza della
politica in quanto prolunga con altri mezzi una guerra –nella misura in cui é
definita da relazioni di dominio)? In altre parole: occorrerebbe tornare a
tracciare una linea di demarcazione. Il 2001 è morto: viva il 2001! (che, come
sappiamo, non è mail esistito). Non parliamo di futuro: siamo privi di
aspettative, non crediamo in promesse. Parliamo di dignità, solo questo. E
dignità è non lasciarsi andare. Ed è oggi o non è. Nessuna delle cosidette
“micropolitiche” si salverà da questo disastro politico, se si fa finta di non intendere
la necessità urgente di tracciare con grande chiarezza questa demarcazione,
questa resistenza.